Vinile, puntina e... click
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Si inceppa qualcosa subito, come una strada disconnessa, tra dossi, buche e cordoli, ci si perde e di colpo siamo qui.
Gli ultimi 600 giorni della nostra vita sono definibili quanto la trama di uno sceneggiato di Peter Nowalk, un incedere di colpi di scena che ti fanno perdere il lume, confondono il presente con il passato e il futuro.
In questo Avanti Veloce ci siamo persi pezzi interi di esistenza, abbiamo di fatto esteso e compresso il tempo, il suo utilizzo, la sua fruizione e godimento.
Abbiamo, inconsciamente modificato la percezione dello trascorrere del tempo, adeguandoci ad isolamento e clausura, scappando dalla routine, come mai prima d'ora. Cascando sempre di schiena, come nemmeno Murphy avrebbe potuto postulare meglio.
Siamo stati vittime dei nostri riti, carnefici dei nostri sogni, abbiamo violentato le nostre volontà e infine ci siamo accorti quanto veloce tutto questo sia stato.
Dagli albori del 2020 siamo arrivati agli spiccioli del 2021 senza di fatto aver realmente compreso ciò che stiamo vivendo.
Lo faranno esimi storici, scienziati e studiosi nei prossimi decenni, forse senza che ne avremo nemmeno la possibilità di sentirne i sermoni, perché troppo in là con gli anni, disillusi e forse già anche dimenticati. Di una cosa invece siamo coscienti: quanto sia difficile convivere con noi stessi oggi, la nuova versione aggiornata di noi non ci piace, è una evoluzione Darwiniana troppo veloce per lo standard umano-sociale.
Non si parla qui di mutazioni fisiche, chimiche o biologiche, ma di comportamenti, socialità e capacità cognitive.
Siamo tornati indietro sulla scala evolutiva, inciampati nella salita, abbiamo perso convinzioni, capacità analitica e pazienza, questa soprattutto ci è mancata e ci sta mancando.
Abbiamo spostato le nostre forze ed attenzioni verso qualcosa di sempre meno tangibile, non controllabile, a rincorrere miti celati dietro a scienza o alchimia, politica, dottrina ed esperienza.
Ci siamo dibattuti in gabbie da noi costruite, le abbiamo arredate, ci abbiamo messo dentro tutte le nostre passioni, certezze e affetti. Abbiamo mentito a noi stessi, e adesso che si stanno strette proviamo a spingere, facendoci grossi, petto in fuori e testa alta travolgendo tutto ciò che ci circonda, annullando le poche convinzioni a cui ci potevamo aggrappare per la nostra miopia che ci ha impedito di prendere coscienza prima, cercare la porta e girare la chiave.
Siamo rimasti esseri, perdendo l'appellativo di "umani" Nonostante questo molte cose sono rimaste invariate: Si possono fare le stesse cose, si può tifare per la propria squadra del cuore, si può comprare casa con il proprio partner, si possono mettere al mondo figli, ci si può spostare dall'altra parte del mondo, cambiare lavoro, e perfino l'auto.
Una cosa però è cambiata, lo si fa in uno status mentale inedito, un limbo cognitivo mentre tutto il resto va avanti veloce. Invecchiamo precocemente, ricchi di occasioni mancate, opportunità perse e rabbia repressa.
La latenza di una paura, verso la malattia, l'isolamento e l'instabilità ha eroso convinzioni, assicurato un peggior stile di vita e acuito le differenze sociali, innescato processi di depressione a aggravato stati di difficoltà, siamo più poveri se non in beni, in ciò che possediamo.
Ci siamo incattiviti spiandoci, facendo tanto la caccia quanto la morale, per risultare più attraenti a noi stessi.
Le opportunità di riemergere ci sono state, per meriti o in modo casuale: Qualcuno ne è stato toccato, o anche solo sfiorato, per altri invece si sono mostrate come miraggi o palesate per poi sparire, ma non sono bastate.
La livella di Totò si è abbassata, rendendoci tutti più sazi di una povertà di spirito, una carenza di intenzione e una assenza di passione.
Sempre meno pulsione positiva quindi, lascia sgorgare dalle viscere un senso di nemmeno troppo velato sadismo, voyerismo e bramosia verso l'altro, che sia per incapacità di emulare, impossibilità di raggiungere o repulsione più totale.
Ci si erge a comandare il prossimo, definire standard e pronunciare sentenze, siamo figli di una ingordigia che ci spinge a voler realizzati i propri sogni, tronfi alla guida di un bulldozer... avanzare cechi travolgendo tutto e tutti diretti verso una qualcosa di non definito o definibile, un sogno effimero o perlomeno illusorio in questa incertezza a cui si guarda con apprensione e trepidazione.
Una vita avanti veloce, nella quale siamo fuori sincro: per quanto riguarda le parole, dette o taciute, i gesti fatti o meno e le occasioni colte o perse clamorosamente. Siamo figli di una società che corre su un binario diverso dal proprio essere, due velocità, alle quali non riusciamo a trovare una media.
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